LO SCHINDLER ITALIANO


Ci piace a noi dell’associazione Echèo di Palagiano in occasione della Santa Pasqua raccontare una storia vera, una di quelle nate per colpire la nostra coscienza e di farci capire qual è il senso vero della solidarietà, quella solidarietà che raggiunge il limite più estremo come quello di rischiare       o dare la vita per  il prossimo.
(articolo tratto dal mensile “Focus” n° 222 di aprile 2011)
Durante la guerra civile in Ruanda, il Console onorario italiano Pierantonio Costa, oggi di 70 anni, ha salvato 123 italiani, 500 ruandesi oltre ad un migliaio di bambini.  Rischiando la propria vita e spendendo, di tasca propria, oltre 300 mila dollari, il Console Costa era a Kigali il 6 aprile del 1994 quando scoppiò la guerra fra Hutu e Tutsi che in solo 3 mesi fece un milione di morti.
Il Console Costa è nato a Mestre e nel 1954 si trasferì prima in Congo, dove il padre aveva piantagioni di arance e caffè, poi emigrò in Ruanda dove aprì altre imprese nella cui nazione divenne console onorario.
Così risponde ad un giornalista che li chiedeva:  “Cosa l’ha spinta a mettere a rischio la sua vita per salvare gli altri?”, egli rispondeva: “ Svolti i miei compiti di console, avrei potuto starmene a prendere il sole sul lago di Tanganica, invece dal Burundi, dove mi trovavo, rientrai in Ruanda: lì c’era quello che avevo costruito come imprenditore. Ma, soprattutto c’erano i ruandesi, i miei dipendenti, gli amici, i religiosi italiani che avevano scelto di rimanere. Molti erano Tutsi e se fossero rimasti lì sarebbero stati uccisi; 15 di loro stettero nascosti nella mia vecchia casa fine alla fine del conflitto. ….. Mi resi conto che, nonostante gli scontri in corso, spostandomi da un luogo all’altro, grazie alle mie conoscenze, era possibile. E così lo feci. Arrivavo e ripartivo dal Burundi.”
Ancora il giornalista che li chiede: “ come avveniva il salvataggio?”
Risponde il console:  “giravo sempre vestito allo stesso modo, per essere meglio riconosciuto... L’auto, un fuoristrada, era tappezzata di bandiere italiane. Più che le dogane, il problema era i posti di blocco dei miliziani… Ogni volta dovevo convincerli a lasciarci passare. Avevo soldi di taglio diverso nelle tasche, se occorreva lasciavo mance da 100 a 100.000 franchi ruandesi. La mancia andava data nella misura giusta: con troppo si rischiava di essere ammazzati perché volevano derubarti, con poco non si passava….
Chiede di nuovo il giornalista: “Chi poteva fare di più per fermare il genocidio in Ruanda?”
Risponde: “Sia l’ONU che i governi, ma questo avrebbe implicato il rischio di avere vittime fra i propri rappresentanti. E nessuno ha voluto correrli.”.
Costa, riprende e commenta: “ nei mesi di guerra andai all’orfanotrofio di Nyanza dove c’erano 400 bambini ed ogni giorno il numero aumentava. Altri 700 erano in un campo della Croce Rossa a Butare. Li ne feci caricare 375 su tre minibus e li portai fuori dal Paese. Era il 4 giugno, Dopo 4 ore passate alla dogana, anche l’ultimo bambino sulla lista aveva superato la sbarra. Il colonnello che ci aveva accompagnato, un amico, mi feci capire che quello doveva essere l’ultimo viaggio e così fu: se fossi rientrato in Ruanda sarei stato ucciso.
Il giornalista conclude l’intervista con questa ultima domanda: “E’ stato nominato “giusto” come Oskar Schindler. Lo rifarebbe?”.
Risponde il console: “Certo, perché, come allora, la mia coscienza me lo chiederebbe; è sempre giusto opporsi alla barbarie. Quando mi hanno proposto l’onorificenza ho risposto che il primo dei “giusti” era stato messo in croce. Altri hanno dato la vita, io, invece, sono ancora vivo”.
Una storia vera, che a noi ha riempito il cuore,  e che ci invita ad essere noi cristiani esempio vero di solidarietà verso il nostro prossimo, che sia esso oggi un rifugiato per causa della guerra o per la miseria, che sia un emarginato dalla società, che sia un povero, che sia un malato che vive in solitudine, che sia un anziano lasciato solo…….
L’ASSOCIAZIONE ECHEO ONLUS PALAGIANO

LA LOGICA DELLO SCARICA BARILE VALE ANCHE NELLA NOSTRA REGIONE ?

Dopo aver assistito inermi alla “forzata”  chiusura degli ospedali di Massafra e Mottola, ci accorgiamo solo adesso della grande sperequazione che è stata fatta nei confronti della zona occidentale della provincia di Taranto. Il Sindaco ha citato tanti numeri , ma quei numeri sono persone in carne ed ossa  che attendono di trovare nella “Politica” le risposte al proprio diritto alla salute.  Riteniamo che il diritto alla salute sia il diritto assoluto per eccellenza al pari di quelli relativi alla libertà ed alla dignità dell’uomo.
La dove la “Politica” non riesce a dare le giuste risposte o peggio ancora rimane inerme di fronte alla strapotere dei  “numeri” , vuol dire che essa ha fallito il suo ruolo e il suo mandato di fronte al cittadino che reclama, anzi URLA,  maggiore  attenzione verso la propria salute.
Non basta gridare, giusto per l’occasione, il proprio sconcerto e la propria indignazione, occorre quando si tratta di difendere la salute (vale a dire la vita) utilizzare ogni mezzo per evitare la deriva alla quale sta andando sempre più incontro  la sanità nella nostra Provincia.
Abbiamo assistito a forme plateali di protesta di alcuni Sindaci della nostra zona occidentale, con dimissioni prima annunciate e poi ritirate. Si tratta, a nostro avviso, di avere una voce sola e di agire con durezza anche con forme più eclatanti di protesta.
Noi come associazione di malati faremo la nostra parte. Pensiamo alla costituzione di una consulta delle associazioni che si occupano del diritto alla salute con il preciso compito di denunciare, attraverso varie forme,  i responsabili di questa deriva e, qual’ora necessario, di scendere in campo con forme di protesta appropriate.
La nostra associazione ha posto la sua attenzione, sin dalla sua nascita, su quelle che sono le deviazioni strutturali della nostra sanità mettendo al primo posto della sua attività ogni azione mirante alla tutela dei malati ed in particolar modo dei malati oncologici, connotandoci con iniziative che hanno avuto come spirito unificatore quello della valorizzazione delle risorse umane presenti nei nostri ospedali.
Per tale ragione abbiamo stretto sempre più il nostro rapporto con il reparto di oncologia dell’Ospedale di Castellaneta diretto magistralmente dall’ottimo Dott. Rinaldi.
Un reparto, quello di Oncologia, che ha registrato nel 2010, nelle varie FASI della malattia neoplastica,  oltre 1200 pazienti di cui 416  Tumori  della mammella, 98  Tumori del polmone, 5   Mesoteliomi, 245  Tumori del colon-retto, 49  Tumori della prostata, 23  Tumori della vescica, 42  Tumori cute e melanomi,  14  Sarcomi, 24  GIST, 14  Tumori  del pancreas, 40  Tumori  dello stomaco, 50  Tumori dell’ovaio, 28  Tumori dell’utero, 18  Tumori del testicolo, 12  Tumori del fegato, 50  Tumori del  rene, 22  Tumori del testa-collo, 13  Tumori cerebrali, 8  Tumori  Vie biliari, 19  Tumori  ematologici, 10 Tumori occ, 11  Tumori  neuroendocrini.
I pazienti presi in carico nel solo 2010, sono stati oltre 350  :    68  tumore della mammella,  56 tumori del colon retto, 10 GIST,  4 sarcomi,  45 tumori del polmone, 13 tumori del rene, 10 tumori della prostata,  11 tumori della vescica,  6 tumori del testicolo,  7 tumori del cervello,  , 12 tumori dello stomaco, 8 tumori del fegato, 5 tumori del pancreas e VB, 22 tumori ginecologici, 12 della cute, 9 tumori del testa-collo, 5 tumori occulti, 2 neuroendocrini  ecc.
Globalmente  sono state eseguite  2131  visite specialistiche ambulatoriali   e  87  stesure di piani complessi e  sono state erogate oltre 470 prestazioni in regime ambulatoriale.
262 pazienti sono stati ricoverati  in regime di D.H.  per un totale di  3101 giornate prevalentemente per  chemioterapie , ma anche per biopsie diagnostiche e introduzione di CVC e valutazioni  e prestazioni complesse pluridisciplinari.
Sono questi i veri numeri  “raccapriccianti” che dovrebbero essere messi a conoscenza di chi deve fare le scelte di opportunità.  Si decide, invece, con il sistema puramente “ragioneristico”  e con tagli lineari, che il fondo per la spesa farmaceutica di reparto sia bloccata a quella dell’anno precedente. E già, se ad esempio a luglio del 2011 si dovesse già coprire l’intero costo farmaceutico del 2010 allora si deve bloccare tutto, non si potranno fare più le cure chemioterapiche, non si potranno più prendere in carico nuovi pazienti, ecc, ecc.  I nostri Manager sanitari, evidentemente, sono convinti che l’incidenza dei tumori nella nostra provincia sta sempre più riducendosi  e che quindi i tagli sono più che giustificabili.
Non parliamo, poi, della cronica situazione del personale precario del reparto, la sempre più paventata ipotesi della riduzione di organico (da due medici si passerebbe ad un solo medico) e, ciliegina sulla torta, il numero dei posti letto per il Day Hospital passerebbe a solo due posti.
Il miracolo è compiuto, si è sconfitto finalmente il Cancro. Li dove non ci è riuscita la ricerca e la sperimentazione, ci sono riusciti i tanti ragionieri (con tutto il rispetto per i veri ragionieri) della sanità Tarantina e Pugliese in generale.
Sappino, lor signori, che noi, a differenza di chi in questo momento voglia solo  cavalcare demagogicamente il disappunto dei cittadini, non abbandoneremo mai i nostri malati al loro destino, alle loro angosce, alla loro solitudine e nella loro impossibilità a combattere verso uno Stato che li ha praticamente abbandonati .
Invitiamo tutti, le Istituzioni a noi vicine, e te Sindaco, perché diventiate una voce sola, libera da ogni compromesso e da ogni schema ideologico, ma ricca di “Umanità” di vicinanza e di solidarietà verso quanti soffrono e vivono storie di malattia, senza “se” e senza “ma”.
L’Associazione “Echèo” ONLUS Palagiano.

IL PIANO DI RIORDINO OSPEDALIERO: L'INGIUSTIZIA E' FATTA!


L’Associazione Echèo di Palagiano, ha più volte denunciato a mezzo stampa quale sia ormai lo stato della sanità nella nostra provincia di Taranto.
Di fronte all’atteggiamento silente per mesi delle nostre istituzioni, abbiamo levato forte la nostra protesta per denunciare lo stato reale in cui versano i nostri ospedali e quali siano le condizioni dei servizi offerti ai cittadini.
Noi per prima e sulla nostra pelle, ne sentiamo gli effetti, tanto che in molte occasioni abbiamo esposto le nostre proposte senza che, ovviamente, siano state accolte.
Le nostre proposte sono sempre le stesse. Ci sono due fasi nella vita di un malato oncologico: la prima fase è quella della scoperta della malattia, dell’affannosa ricerca del miglior specialista e quindi l’intervento chirurgico e le terapie chemioterapiche e radioterapiche. C’è anche una seconda fase, che qui vogliamo rimarcare con una certa decisione, ed è quella della routine dei controlli e degli esami specialistici successivi. Abbiamo ricordato che spesso al malato vengono raccomandati dei controlli a scadenza prefissata. Il malato quindi deve peregrinare dal proprio medico di famiglia ed impostare tutte le visite specialistiche in modo che queste siano pronte per la visita oncologica successiva.
Sarebbe stato sufficiente che lo stesso medico specialista ASL potesse in sede di visita, operare le opportune prenotazioni mediante il sistema CUP, tali da garantire, attraverso un programma appropriato, date certe evitando così al malato le stressanti  attese e preoccupazioni tanto più che esso è già soggetto psicologicamente provato.
Ma rispetto a quanto sta succedendo in ordine al piano di riordino ospedaliero questi aspetti diventano bazzecole considerando che in qui in gioco non sono i servizi ma bensì i reparti ovvero quei luoghi in cui una persona malata di cancro si misura  quotidianamente tra la vita e la morte, tra la speranza e la disperazione.
Se poi quel reparto, con tutto il suo carico di personale medico e paramedico, di esperienze, di buona sanità, di rapporti umani e di solidarietà, è a rischio chiusura in quanto soggetto alla scure dei tagli previsti dal piano di riordino ospedaliero, allora stiamo rasentando la pazzia più pura, e tutto questo avviene nella zona occidentale della provincia di Taranto che, dopo aver pagato e continua a pagare il prezzo in termini di vite umane più alto per malati di tumore a causa anche dell’inquinamento, continua a rimanere la cenerentola della sanità pugliese.
Ieri (20.04.2011 n.d.r.) abbiamo assistito all’ennesimo atto di quello che consideriamo la prova evidente di quanto le istituzioni siano veramente lontano dai malati. Alla conferenza dei servizi organizzata per l’avvio dei lavori del San Raffaele a Taranto, il Governatore Vendola ha stigmatizzato la fronda degli oppositori al piano di riordino ospedaliero. I Sindaci della zona occidentale di Taranto, per protesta, non hanno partecipato alla conferenza dei servizi. Insomma tutti contro tutti. In questa che a noi sembra solo una guerra fredda fatta con comunicati e prese di posizioni, non potremmo che aspettarci un solo risultato: NULLA.
Nullo sarà infatti tutto quello che nasce da semplici speculazioni politiche e demagogiche. Abbiamo apprezzato quello che i Sindaci della zona occidentale stanno facendo, apprezziamo anche gli interventi dei consiglieri regionali Lo Spinuso e Sala. Ma è tutto un colloquio tra sordi. Invitiamo, ancora una volta, di mettere da parte le vostre (presunte) differenze e di unirvi in una battaglia comune per evitare il baratro.
Occorrono azioni serie e concrete che mirano alla modifica, sia pur parziale, del piano anche attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare, dove il termine di confronto per stabilire i giusti requisiti per assegnare i reparti ed i posti letto siano quelli come l’incidenza sul territorio (rappresentato geograficamente come la distanza tra la residenza del cittadino ed il luogo di cura) delle varie malattie, quella oncologia in particolare, come il rapporto tra servizi offerti prima e dopo il piano di riordino ospedaliero che deve rimanere evidentemente lo stesso, come il tasso di migrazione sanitaria che deve essere completamente assorbito dalle strutture sanitarie locali.
Solo unendo le sinergie, i potenti apparati politici ed amministrativi di cui sono portatori i sindaci ed i consiglieri regionali, si può veramente prevedere un risvolto positivo alla nostra vertenza.  
Noi dal canto nostro continueremo a dare battaglia in quella che è una prova di civiltà ma anche di sopravvivenza per molti e non faremo “sconti” a nessuno qualora ci accorgeremo di atteggiamenti strumentali che non abbiano invece a cuore le legittime aspettative dei malati.
L’Associazione Echèo Onlus Palagiano