CONVEGNO "IL CANCRO. L'UOMO E LA SCIENZA. LE RAGIONI DELLO SPIRITO... E QUELLE DEL CORPO..." DEL 21 GENNAIO 2011 - LE RISPOSTE DEI RELATORI ALLE DOMANDE DEL PUBBLICO



Come anticipato durantre il convegno tenutosi il 21 gennaio 2011, l'Associazione Echèo pubblica le risposte dei relatori Dott. Antonio Rinaldi e Mons. Alessandro Greco alle numerose domande che gli sono state rivolte nel corso della serata.
                                                                     IL DOTTOR A. RINALDI RISPONDE
    1.        Dott. Rinaldi aspettando che arrivi la macchina per la TAC sarebbe opportuno far fare tutti gli esami necessari ricoverando il paziente in ospedale per qualche giorno?

ASSOLUTAMENTE NO,  RAPPRESENTA UNO SPRECO INUTILE, E UN SACRIFICIO PER IL PAZIENTE MOLTO GRAVE….. UNA NOTIZIA BUONA… LA MACCHINA DELLA TAC (ULTIMISSIMA GENERAZIONE E’ GIA’ MONTATA, SARA’ ATTIVA  A BREVE)
2.    Condivido: “una voce sola non fa rumore, tante possono smuovere le coscienze dormienti e l’indifferenza istituzionale”. Ma il singolo, preso da dolore, ha bisogno di indicazioni precise su come e deve indirizzare le sue richieste, le sue proteste. Qual è, concretamente, la strada che si può percorrere? Può l’associazione Echèo catalizzare i farsi portatrice o guida? (Katia)

LA VOCE DEI SINGOLI E’ SEMPRE TROPPO FLEBILE, MA ANCHE IMPORTANTE SE SEGNALA INADEMPIENZE E INGIUSTIZIE.
QUANDO UN COMPONENTE DI UNA FAMIGLIA E’ COLPITA DA UNA MALATTIA COSI’ GRAVE, SPESSO, NON SI HA NEANCHE LA FORZA PER GEMERE.  
LE ORGANIZZAZIONI DEI PAZIENTI  NON SOLO HANNO UN “PESO” PIU’ IMPORTANTE, MA POSSONO DARE VOCE E STARE VICINO A CHI IN QUEL MOMENTO NON HA LA FORZA PER FARLO.  BISOGNA  ASSOLUTAMENTE CREDERE NELLE PROPRIE FORZE E L’ASSOCIAZIONE ECHEO INIZIA  A CRESCERE SERIAMENTE.

3.    Quali sono i test genetici che dovrebbero fare i figli di malati di tumori del colon?

SOLO IL 2% DEI TUMORI DEL COLON PUO’ ESSERE EREDITARIO:  (poliposi familiari (la poliposi adenomatosa familiare o FAP, la sindrome di Gardner , la sindrome di Turcot) e il cancro del colon-retto ereditario non associato a poliposi (detto HNPCC o sindrome di Lynch).
LA RICERCA GENETICA è RIVOLTA  AI GENI: APC ed hMLH1/hMSH2 rispettivamente nella poliposi familiare e nella HNPCC.  Di solito il TEST è effettuato nel malato  e  poi eseguito nei consanguinei.
Il protocollo prevede i test quando esistono tali condizioni:
·  Almeno tre parenti con carcinoma del colon-retto documentato istologicamente.
·  Almeno due generazioni successive affette.
   ·  In uno degli individui affetti, diagnosi posta prima dei 50 anni di età

4.    Oltre al lato medico, siete sempre umani e premurosi verso tutti i malati a qualsiasi ceto sociale appartengono?

LA MALATTIA RENDE TUTTI UGUALI. Un medico e i suoi collaboratori non vedono  ceto, colore, religione.

5.    Io ho lavorato nelle aziende dell’appalto ILVA a contatto con l’amianto. Ma purtroppo ad ammalarsi è stata mia moglie subendo un intervento drastico al peritoneo asportando mesotelioma maligno (Leonardo C.)

PURTROPPO NON E’ INFREQUENTE CHE AD AMMALARSI A CAUSA DELL’AMIANTO SIANO LE MOGLI CHE PER ANNI HANNO LAVATO GLI INDUMENTI INQUINATI DEL COMPAGNO. MA LA CAUSA E’ SEMPRE L’AMIANTO.

6.    E’ auspicabile che nel prossimo decennio ogni forma di tumore possa essere sconfitto?. Ovviamente con il massimo impegno economico anche e soprattutto da parte del volontariato?

NON SO SE NEL PROSSIMO DECENNIO SAREMO IN GRADO DI SCONFIGGERE IL TUMORE, MA I PASSI IN AVANTI SONO SEMPRE PIU’ CONCRETI.
FORSE SARANNO I NOSTRI  PRONIPOTI AD AVERE LA MEGLIO SULLA MALATTIA.

7.    La nuova frontiera della medicina chirurgica è la chirurgia robotica e quindi mini invasiva. Quali sono le personali considerazioni a riguardo?

LA CHIRURGIA ROBOTICA E’ IL FUTURO DELLA  CHIRURGIA. OGGI ESISTE GIA’ UN IMPRESSIONANTE APPARECCHIO  IL  “ Da Vinci”   POCO DIFFUSO PERCHE’ ESTREMANTE COSTOSO. ESISTE ANCHE UNA IMPORTANTE SCUOLA DI CHIRURGIA ROBOTICA  A GROSSETO.

8.    Ci può illustrare la situazione dell’inquinamento nelle nostre zone ed il riflesso sulla malattia oncologica?

IN  PASSATO I  TUMORI ERANO UN EVENTO  RARO.  L’AUMENTO DI NUMERO DEI TUMORI  E’ CORRELATO A 3 EVENTI:     à  MIGLIORAMENTO DELLA  DIAGNOSI                              à  ALLUNGAMENTO DELLA VITA  à INDUSTRIALIZZAZIONE  (INQUINAMENTO DA SOSTANZE CHIMICHE CHE VANNO AD AGIRE SUI GENI )
In tutti i paesi industrializzati e attualmente in quelli in via di industrializzazione si registra un incremento di vari tipi di tumori. Ad esempio si registra  Incremento ANNUO di TUMORI INFANTILI  IN ITALIA del periodo  1988 – 2002 ( dati AIRTUM 2008)  + 2% annuo                                                       (+  3.2 %  nel 1° anno di vita) .Certamente sono dati che non possono essere legati all’invecchiamento!!!  Già vent'anni fa fu lanciato  il primo all'allarme della   Organizzaione Mondiale della Sanità:  L'area jonica fu definita «ad elevato rischio ambientale» . In particolare l’area TARANTO-STATTE-MASSAFRA-CRISPIANO-MONTEMESOLA  registra Il tasso standardizzato di incidenza dei tumori della cavità orale, del rinofaringe, del fegato, dei polmoni, della pleura, dei tessuti molli e dei linfomi non Hodgkin sistematicamente superiore al dato nazionale.
Superiore al resto della provincia  il tasso del tumore della vescica, dei reni e della prostata che però non supera quello nazionale.
Diossina, Benzopirene, Amianto  e tante altre sostanze chimiche sono responsabili di un inquinamento pericoloso. I dati sono da verificare e a breve avremo i dati del Registro Tumori che l’Azienda Sanitaria si è impegnata  a creare (cosa complessissima che vede lo sforzo di vari professionisti nell’Azienda,   ma cosa ancora più complessa sarà la capacità di abbattere il livello degli inquinanti).

9.    Che cosa ne pensa dei cosiddetti viaggi della speranza?

I VIAGGI DELLA “SPERANZA” SONO I VIAGGI DELLA DISPERAZIONE. LA RESPONSABILITA’ E’ LEGATA ALLA CREDIBILITA’ DELLA NOSTRA ORGANIZZAZIONE SANITARIA. NELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI CASI COMPLICANO ULTERIORMENTE LE CONDIZIONI DELLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’.

10. Perché nelle cellule tumorali la mitosi è difficile da bloccare? La metastasi non può essere fermata?

Gli antiblastici bloccano molto bene le mitosi cellulari,  ma nel nostro organismo non solo le cellule neoplastiche vanno in mitosi. Tutte le cellule hanno la capacità e la necessità di riprodursi. I farmaci non riescono ancora a bloccare solo le cellule tumorali, gli stessi effetti collaterali di questi farmaci è legato proprio al blocco sulle cellule sane dell’organismo ( basti pensare ai globuli bianchi, ai globuli rossi , alle cellule delle mucose ecc.). Le nuove terapie cercano di essere più mirate.  Analogamente la metastasi  che viaggia attraverso il sangue o ai vasi linfatici potrà più facilmente essere individuata e colpita.

11. Nel 2005 mi hanno diagnosticato “interstiziopatia polmonare” sono stato sotto controllo per 2 anni, compreso la terapia. Sono un soggetto a rischio cancro? Fino ad ora non ho avuto famigliari con malattia.

Le malattie interstiziali del polmone sono malattie rare. Tra le più frequenti forme di interstiziopatie polmonari vi sono la sarcoidosi, la fibrosi polmonare idiopatica, le polmoniti da ipersensibilità (tra cui la malattia da fieno), le polmoniti interstiziali idiopatiche, le polmoniti virali, le malattie polmonari da farmaci (più di 300 farmaci possono causare interstiziopatia polmonare). 
Non esiste una  correlazione fra fibrosi polmonare e cancro ma bisogna vedere quali sono state le cause della malattia.  SICURAMENTE, Più difficile DIVENTA  la diagnosi radiologica di tumore  in presenza di  fibrosi polmonare.

12. E’ solo la ricerca ingegneristica che influisce sul costo altissimo dei farmaci, ma non vi è un problema di case farmaceutiche come succede con farmaci antivirali prodotti in India per i paesi in via di sviluppo contro l’AIDS che non vengono più prodotti? Non pensate che ci sia sempre il solito fattore economico?

La ricerca sui nuovi farmaci è prevalentemente di importanti Centri Universitari  e Grandi multinazionali  del Faramco, che ovviamente rincorrono un successo sulla malattia ma anche economico, ma è super sorvegliato dagli organismi di controllo governativi   ( FDA  americana, EMEA europea, AIFA italiana ecc.). La ricerca è estremamente costosa e soggetta a molti fallimenti,  tantissime strade vengono tentate  e su una molecola che riesce ad essere messa in commercio,   migliaia  falliscono gli obiettivi e vengono abbandonate.
Attenzione,  spesso il fattore economico piò essere la spinta per la ricerca stessa, la cosa importante che vi sia un corretto controllo da parte degli Organi preposti.

13. Cosa sono le cellule dormienti, come riconoscerle?

Nella popolazione delle cellule neoplastiche di un tumore  alcune cellule non SONO  in fase di attiva riproduzione, spesso proprio per questo motivo SONO più difficilI da colpire  ( le terapie mediche  colpiscono soprattutto quelle in fase di riproduzione). 
Queste cellule “dormienti” possono essere responsabili  della ripresa di malattia  anche dopo molti anni dalla scOmparsa del tumore.   Vari tentativi vengono fatti per  individuarle   e soprattutto per “addormentarle “ per sempre, una di queste è la ormonoterapia che nei tumori della mammella  viene proseguita per 5 o 7  (o più)  anni.

14. Non è polemica! Ma se i soldi non bastano per le tante terapie perché costose, come si farà la “conta” degli ammalati? A te si a te no?

L’aumento dei costi delle terapie oncologiche è un problema di tutti i paesi industrializzati.  tutti i responsabili del Sistema Sanitario devONO farsi carico di tale problema  emergente.
Si sta sviluppando una vera e propria scienza : la FARMACOECONOMIA  che studia gli strumenti per non arrivare a una vera crisi nelle scelte e nelle opportunità che devono essere offerte a tutti.  Bisognerà individuare quegli strumenti che non permettano sprechi di ogni sorta e CHE  CON IL MINIMO IMPEGNO ABBIANO IL MASSIMO DEI RISULTATI.

15. Come possiamo fare il test genetico per sapere se siamo a rischio di carcinoma ovario? A chi dobbiamo rivolgerci?

Il rischio di carcinoma ovarico familiare è molto basso 10%, nella mammella 5-7% , ma oggi nelle famiglie che vedono un alto riscgio di carcinoma ovarico e mammario è possibile eseguire un test genetico che individua  mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2.
Il protocollo  generalmente  comprende
• famiglie con più di due casi di tumore alla mammella e uno o più casi di tumore all’ovaio diagnosticato a qualsiasi età;
• famiglie con più di tre casi di tumore alla mammella diagnosticati prima dei 50 anni;
• coppie di sorelle con i seguenti tumori diagnosticati prima dei 50 anni:
– entrambe tumore alla mammella;
– entrambe tumore all’ovaio;
– l’una con tumore alla mammella e l’altra con tumore all’ovaio
E’ necessaria una consulenza genetica  che è possibile qui da noi presso  il Centro di genetica dell’Ospedale “Miulli” di Acquaviva o quello dell’Istituto Oncologico “Giovanni Paolo II” di Bari.

16. Perché c’è tanta differenza a livello sanitario tra nord e sud, noi non siamo “italiani”?  O i nostri politici non fanno valere i propri titoli?

La grande differenza della qualità dell’organizzazione Sanitaria tra Nord e Sud risale  al secolo scorso.  Il miglioramento continuo delle strutture  e della capacità organizzativa ha visto il Sud arrancare  mantenendo  in gep  che col tempo  non sembra risolversi.
Oggi vediamo 2 Italie  a velocità diverse.  Gli investimenti Sanitari per molti anni sono stati prevalentemente orientati al Nord che aveva un sistema già più efficiente. La differenza si è accentuata gravemente, oggi il Sud patisce ancora perché avrebbe bisogno di una svolta importante  e maggiori finanziamenti. Ma quanta responsabilità è stata determinata dalla nostra “disattenzione”  di cittadini, “tolleranza” o “connivenza” nei confronti di anni di cattiva politica Sanitaria nelle Regioni del Sud?  Ancora oggi siamo in presenza di sprechi ed errori che non potremmo permetterci: non ci mancano le capacità, il genio e la volontà,  abbiamo bisogno di buona amministrazione, disciplina, sorveglianza attenta, investimenti  e tagli precisi sugli sprechi.  In questo le organizzazioni dei pazienti possono fare molto.
MONS. ALESSANDRO GRECO RISPONDE

1.     Caro Monsignore condivido la sofferenza perché secondo me la sofferenza fa parte della vita. Ma chi fa del male conosce la sofferenza? Sì, conosce la sofferenza, anche se non vuole ammetterlo. Si soffre anche per il tormento della coscienza a motivo del male che si compie. Vorrei, a questo proposito, suggerire la rilettura della notte del’Innominato, descritta con impareggiabile maestrìa dal Manzoni. Ma vorrei ricordare anche la scelta dei pentiti veri che chiedono il perdono in seguito al tormento (sofferenza!) della coscienza.  
2.     Perché credere in Dio quando il cancro ti colpisce? Come trovare rassegnazione nel dolore? Quando si raggiunge la convinzione che la sofferenza non è mandata da Dio come una punizione, non credere in Lui quale vantaggio o quale sollievo porta a colui che soffre? Porta sollievo la ribellione e la disperazione? La rassegnazione può rendere meno duro il calvario del dolore.
3.     Non è vero che se non si crede non si affronta la sofferenza nel modo migliore. Non ho espresso questa convinzione. Vi sono persone che non credono, eppure vivono con grande dignità l’esperienza del dolore, sapendo che fa parte della vita. Il cristiano non esalta il dolore in quanto tale. Il dolore è duro anche per chi crede. Il cristiano che guarda il Crocifisso ha una forza e un motivo in più per affrontarlo.
4.     Pur essendo consapevole del valore salvifico della sofferenza, perché non riesco a provare la grazia della fede? La fede è un dono di Dio: in che senso? Siamo certi che Dio non discrimina e non fa preferenze di persone. Egli parla a tutti gli uomini e si rivela, in modo sommo in Gesù Cristo, per tutti gli uomini; però, solo alcuni accolgono la rivelazione. Immaginiamo una fontana pubblica in una piazza: l’acqua che sgorga è per tutti; tutti possono berla, ma solo alcuni la bevono. Così è la fede. Ci aiuta a capire questo pensiero la parabola del seminatore. Egli getta il seme ovunque, ma solo il terreno fertile porta frutto. Com’è il nostro cuore? Quale attenzione prestiamo a Dio che ci parla? Per provare la grazie della fede, molto dipende dalla nostra disponibilità. Il Signore non ci costringe in nulla. Vorrei ricordare un pensiero di S. Agostino che dice: «Colui che ti ha creato senza di te non può salvarti senza di te». Ciò significa che, per crearci, Dio delibera in modo autonomo; per salvarci, invece attende la nostra libera adesione.
5.     Come possiamo aiutare quelle persone che perdendo la speranza  si imbarcano in    altre direzioni tralasciando la Vera strada? Non è facile. Ciò che può essere utile, nei confronti di chi soffre e si imbarca in altre direzioni, è la capacità di ascolto, la vicinanza, la pazienza, le parole incoraggianti al momento opportuno, il silenzio, i gesti di affetto. I lunghi discorsi “per convincere” non servono perché in situazioni simili l’emotività prende il sopravvento sulla razionalità.
6.     Quanto il relativismo dei valori influisce negativamente sulla sofferenza? E quanto il personalismo comunitario può condurre sulla strada giusta? La sofferenza non è un valore in sé, ma carenza del bene o limitazione del bene. La persona non ha la vocazione alla sofferenza, ma alla buona salute, alla gioia, alla lunga vita. Nell’ottica della fede, poiché la sofferenza fa parte della vita, può essere vissuta alla luce della Croce come mezzo di redenzione, in comunione con Cristo. E’ evidente che, se prevale il relativismo, il discorso della fede è praticamente inutile. Molto utile è potenziare lo spirito di solidarietà. La comunità cristiana può svolgere un ruolo insostituibile. Infatti, una persona che soffre è come una parte del corpo che soffre: tutti devono prendersene cura. E’ la comunità a prendersi cura di chi soffre.
7.     L’essere profondamente religioso e credente rispetto al non credente quanto può aiutare il malato? Insieme alla medicina, alle strutture sanitarie, alla vicinanza degli altri… l’essere profondamente religiosi e credenti è ciò che tiene unite tutte queste cose, aiuta a non perdere la speranza, a vivere il dramma della sofferenza lontani alla solitudine e dalla disperazione. La fede è ciò che riporta a Cristo e fa intravedere la luce abbagliante che si irradia dopo la sofferenza.
8.     Riuscite a placare la rabbia del malato e a spiegare all’umanità malata che la malattia non è una punizione di Dio? Vi sono molti luoghi comuni che devono essere smentiti. S. Paolo scrive che, con il peccato, nel mondo è entrata la morte (Rm 5,12) e quindi ogni genere di sofferenza. Se la persona soffre, se nel mondo c’è  la malattia, l’ingiustizia, la guerra, l’odio, la violenza, gli sfruttamenti… tutto ciò è conseguenza di un peccato commesso alle origini, quando l’uomo ha voluto rivendicare la propria autonomia nei confronti di Dio, precipitando nell’abisso. Questo è vero, ma non è vero ciò che alcuni pensano e cioè che ogni sofferenza sia una punizione di Dio per ogni singolo peccato commesso. Molte sofferenze sono misteriose, molte sono procurate dalla cattiveria degli uomini nei confronti degli altri, molte sono ereditarie, molte sono conseguenza di un modo peccaminoso di vivere: si pensi ai contagi nei contatti sessuali disordinati; se si contrae un’infezione perché si trasgredisce il sesto comandamento, quella malattia non deriva dalla trasgressione della volontà di Dio, ma dal contato con una persona contagiata, durante la trasgressione del comandamento. Se una persona fa uso esagerato di cibo e di alcool (contraendo uno dei sette vizi capitali che è la gola), la cirrosi non è una punizione di Dio perché si ha il vizio della gola, ma perché l’uso non corretto dell’alimentazione procura determinati mali per i quali vi sono cause e spiegazioni naturali, non necessariamente religiose o morali. Vale la pena ricordare il ritornello del racconto della creazione: «E vide che era cosa buona». Dio ha fatto bene ogni cosa; chi ha rovinato e rovina tutto è l’uomo.
9.     E’ vero che sotto la luce della fede, la sofferenza si affronta con più forza. Ma essere cristiani vuol dire soffrire? Rispondendo alla domanda n. 7, ho già detto che la fede è un aiuto straordinario. Essere cristiani, però, non vuol dire soffrire, anzi non vuol dire essere condannati alla sofferenza. Il cristianesimo è la religione della gioia, dell’amore, del dono, della bellezza, della fraternità, della solidarietà, dell’amicizia. Non comunicano la fede, in modo retto, coloro che parlando di Cristo e del cristianesimo, parlano solo di sofferenza e di morte e mai di risurrezione. La destinazione ultima dell’uomo è la risurrezione, la luce, la felicità, non la sofferenza e la morte. La sofferenza e la morte, poiché fanno parte della vita, possono essere considerate dei mezzi per raggiungere la felicità. Qualche esempio può aiutare e capire: se ad uno studente si dice che bisogna sempre studiare, non uscire mai con gli amici e fare solo sacrifici, quello studente prende in odio lo studio; ma, se lo si incoraggia a fare delle rinunce, a sacrificarsi per essere promosso, per raggiungere un ideale, una sistemazione nella società… quello studente affronta il sacrificio in vista di un bene più grande. La sofferenza non è il fine della vita, ma un mezzo per raggiungere un bene più grande.
10.      Come fortificarsi e prepararsi attraverso la fede all’eventuale malattia e sofferenza del cancro: “ho fede, ho reagito alla sofferenza e morte per cancro di famigliari stretti, ma non sono sicura di sopravvivere ad una mia”. Con molta onestà, dico di don saper rispondere a questa domanda. Un conto è parlare di queste cose, altro è viverle in prima persona. Però, quel processo di fortificazione, di maturazione  che si vive quotidianamente attraverso l’esperienza, il contatto con il modo della sofferenza dei vicini e dei lontani, e la maturità della fede, potrebbero portare ad affrontare con maggiore serenità una grave malattia.

Con i miei cari saluti e le scuse per le risposte inadeguate e insufficienti.

                                                                            Don Alessandro Greco


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